A questi Storici dobbiamo immensa analisi, sui fatti tramandati con la scrittura, sulla mitologia dell’Eroe greco in Nurra, incrociando un certo sincronismo mirato all’Isola dell’Asinara: Herakleous Nèsos cosi nominata da Tolomeo e Insula Herculis da Plinio il vecchio, quindi Ercole nella situazione della Nurra - Sardegna  v’è introdotto sino “al collo”.

 Ercole eroe della mitologia greca, un gigante con forza fisica smisurata, figlio di Zeus e di Alcmena da giovane smodato, irrequieto,  spregiudicato, di continuo maltrattato, per le sue azioni di violenza anche involontarie.   

 

Portato all’Oracolo di Delfi, il quale lo impose alla sudditanza assoluta del fratello Euristeo, signore di Argo, Micene e Tirinto. Il fratello, a sua volta, l’obbligò alle 12 Fatiche per riscattarsi la libertà.

 

Diodoro Siculo racconta, nel frattempo Ercole poteva guadagnarsi l’Immortalità d’un Semidio, qualora conducesse una base d’insediamento in (Sardegna),  dove già c’era una comunità preesistente.

  Questi indigeni antichissimi, insediatisi su quel pezzo di terra rimasto da Tirrenide, assegnandoli il nome Ichnòs: “impronta di piede”.

Possedevano greggi di pecore autoctone, (al tempo prime in assoluto), derivate dal muflone del Gennargentu, già si quagliava il latte col cardo selvatico (carciofo), d’inizio caseario,  vigna e vino, la coltivazione del farro dava il pane (poi Triticum), miniere a cielo aperto, compresa l’ossidiana per produrre utensili da taglio, utili per la caccia e la pesca.

Diciamo Noi: oh indigeno primordiale, come  primo uomo venuto dal medio levante, dove giravi sotto l’albero coi frutti pendenti,  poi terminati emigri qui, ti trovi un pezzo di terra e lo nomi ICHNOS, industriandoti a produrre mercanzie e viveri, spandendo voce:curriddi chi si magna”…….

Autolesione pura ma: mai ti pentirai libero d’altrui indifferenza?!

Ercole giocoforza ha“l’ossodimorto”: qualora pacifico è provocato  d’altri, suoi incarichi tumultuosi, disposti alla violenza senza batter ciglio.

 Un tal uomo avuto aiutanti? cosi pure un  bravo barcaiolo sulle traversate in mare, nel terrestre non parlano di “cavalli alati”!

Diodoro Siculo, detta la tempra è già in missione, verso quella originaria razza menzionata prima, ci sfugge s’è per una trasfusione demografica, ma l’Eroe mobilitò un numero d’emigranti,  in aggiunta a tutti i figli avuti dalle 50 figlie del re  Tespistie, detti Tespiadi:  per cui tutti ad  Ichnòs!

 Pausania narra, altri due figli di Ercole, Sardo dal quale  nome Sardegna, al posto d’Ichnòs e Kimos (Corsica), poi Iolao, nipote e scudiero di Ercole, fondò Olbia, Aristeo (Aristais) e Norace fondò Nora (OR).

  In questo andirivieni di Ercole, la mitologia dice, abbia contribuito a staccare l’Asinara (o Sinaria), dalla penisola  della Nurra, forse per farne un luogo d’intimità, quale un Gineceo, vista la numerosa prole esibita nell’esodo, di più una bivalenza, che Plutarco nel suo Eroticos dice: gli uomini amati da Ercole “erano oltre ogni possibile conteggio”!

Lo scudiero Iolao era uno fra  questi,  per cui Ercole doveva badare molto alla sua “privacy”, nel profondere tali tempeste di feromoni!

Inoltre per non screditarlo dagl’impegni,  nella permanenza su quest’Isola , appunto in seguito, sia stato obbligato a dislocare dalla Sardegna, un altro gruppo d’emigranti in Marocco, compresa una turba di figli!

  Ma ritorniamo al primo stato di cose, gli mancava ancora d’espletare la 10Fatica, cioè rubare le mandrie di buoi di Gerione a Tartesso (Spagna).

buoi di gerioneSupponiamo Noi l’itinere più vicino, nella mitologia uno è stato fatto.   Quindi ipotizziamo abbia fatto uno e l’altro, andata e ritorno, nella somma non sminuisce l’importanza dell’incarico che doveva svolgere.

Per paradosso emulo: migliaia d’anni dopo, dalla Spagna Annibale venne in Terra Italica, traversò l’Alpi e usurò mezzo esercito, forse Annibale non sapeva Mitologia?  Perchè la traversata d’Ercole è stata meno dispersiva.

Rafforziamo il concetto: Tolomeo, dice Heracleous Nèsos (Asinara) e Diabatè Nèsos (isola del passaggio) Isola Piana. Plinio il vecchio conferma Insula Herculis, come detto prima,  s’attesta la sua base d’appoggio!

  Quindi Ercole muove dall’Asinara, sino a Porto Conte (Ninfeo) e  imbarca per le Baleari, (nome derivato da Baleo compagno di viaggio d’Ercole, lasciatolo lì dopo la “ruberia”).

Arriva e punta sull’Andalusia sino a Tartesso regno di Gerione, un gigante a sei braccia e tre teste. Ercole lo uccide e gli porta via la mandria dei buoi rossi, ripercorrendo a ritroso  dov’era venuto, (Spagna)- alle Baleari, sino (Alghero) Porto Ninfeo - Sant’Imbenia, Cuili Erculi.

 Erculi è tutt’oggi esistente, dov’è chiesa di S. Isidoro, nelle vicinanze di Pozzo S. Nicola- Stintino, sino al 1959 era proprietà di mio nonno materno, Antonio Francesco Piga, il quale si poneva la domanda: perché Ercole?

 In nurrese Erculi, tramandato dai tempi dei tempi, senza nessuna spiegazione,  allora la cultura era a poco a poco, figurarsi la mitologia, si aveva un bagaglio di nozioni sui Nuraghi, dai quali s’era appreso molto nelle abitudini del quotidiano, da quei racconti orali tramandati, ma non c’era un riscontro su Ercole.

Alcuni avvallano supposizioni, sui nomi di luoghi derivati per un culto pagano sull’Eroe greco, allora c’è stato da dio o da uomo! Comunque c’è stato più da  mortale, forse in “odore” di dio!

Per il solo fatto che  non scorreva “buon sangue” con Zeus, capo degli dei, scocciato dal giovine Ercole, sull’ “avance condiscese” alla favorita Hera, la quale poi lo odiò sino alla misera fine fatta nella “tunica di Deianira”.

 Lo perdonò, quando Zeus ne sollevò in cielo la parte divina immortale.

  Questa parentesi è stata fatta per spiegare le ragazzate del passato di Ercole, da lì tutte le sue peripezie da nuovo personaggio.

Perciò sulla stessa linearità e per capire meglio, ci immedesimo nel nostro Garibaldi, che nel suo viaggiare toccò svariati luoghi, in molti dei quali v’è inciso il suo nome, tale quale finì per fare l’Eroe dei “due mondi.”

Figurarsi Ercole, cosa combinò nel suo percorso, d’attuare alle 12 Fatiche, arrivò alle porte dell’Atlantico, dove pose “li suoi riguardi,”(Dante cioè le

 Colonne d’Ercole, per cui Cuili o (stazzo) Erculi era un puntino del suo percorso, uno dei tanti punti di riproduzione per la sussistenza comune, di allevamento anche bestiame vaccino, col quale i buoi rossi di Gerione ne favorirono l’incrocio della razza. Poi finire la transumanza  destinata nelle Elladi come detto prima, imbarcarla attraverso le Bocche di Bonifacio e fatta arrivare sino al fiume Tevere nel Lazio.

 Sin qui ci siamo attenuti a quello scritto dagli storici, il seguito c’è, ma finisce la relazione con il nostro racconto.

  Ora parliamo della Nurra, un quadrilatero irregolare, di circa 550 Km. quadrati, negli anni degli anni, sono sorti agglomerati civili in espansione.

 La Nurra era una grande foresta unica, a parte le aree adibite alla coltura cerealicola e la pastorizia, vi sopraggiunge pure la colonia romana: Turris Libisonis, improntata all’agricoltura e al legname, soprattutto al minerale delle miniere a cielo aperto dell’Argentiera e di Canaglia Monte Ferro.

Questi fatti sono dell’altro giorno, mentre il racconto Nostro, cioè i

fatti  d’Ercole, sono avvenuti 16 mila anni fa, detto da Eròdoto, IV sec. a.C. , invece Strabone dice 12 mila anni fa, I sec. a.C.

  Il confronto più vicino in quest’infinità di anni, è il poeta  Omero, che  s’aggirava cieco per l’Ellade (Grecia), frequentando anche la Sardegna  nell’IX sec. a.C.(11 mila anni dopo)! (Questo lo diciamo tra noi): ci saranno stati confronti sul poetico estemporaneo dei Sardi col Vate greco???!!!

Su questo fenomeno c’èra tanto da dire, sulla base della parlata, di come gl’indigeni Ichnòs si proponevano, manco questo illustre interlocutore, quale Omero, non ha lasciato un cenno di memoria, solo come un’espressione geografica, facezia per la Storia!

 

Torniamo a Noi, migliaia d’anni quasi impensabili, per cui una ripassata sulla colonizzazione Europea dell’uomo venuto dall’Africa, anche il cinese.

Homo di Neandertal (Germania) sapiens, ma scimmionesco dai 100.000 anni a scendere a 35.000 anni, sino all’estinzione.

Homo di Cromagnon (Francia) sapien-sapiens, arrivato 40.000 anni fa da medio-oriente intelligente e più figo. (forse qualcuno ad Ichnòs?…) 

Allora lo storico e il geografo sono in “tema”! … 40 mila anni!  Parlano solo di 16 e 12 mila, quanti mila anni ci sono per lo mezzo?  Quante cose sono avvenute, in questa moviola di migliaia di anni.

Una Realtà c’è stata oltre la Mitologia, anche i Popoli in evoluzione ci sono stati e la cronologia degli storici, nel raccontare minuziosamente i fatti, quelli pure derivati dai racconti orali, che riproducono la storia dell’Uomo.

Quindi Ercole ci sta alla grande, nel contesto Sardo d’ordinamento etico e sociale di  com’era la Sardegna, nel particolare La Nurra di Dentro e la fonte de Lu Cantaru, che in questo racconto scivola s’un percorso vivibile importante: cibo, acqua e gente antica  attribuita ai nostri personaggi.

Appunto Ercole forse un semidio, per le fatiche sovrumane vinte, per cui tornava nella sua isola, non solo per giacere e fornicare, ma anche per curare gl’interessi e rilassarsi con la gente del posto, perché alla fin fine era un buono, comprensivo ed altruista, un amico degli amici.

I Nurresi sono dei cacciatori d’attitudini innate, quale occasione migliore coinvolgere nella caccia grossa quest’Eroe, fenomeno del mondo antico, e   un suo seguito con archi e frecce.

Altrettanto esibivano l’arte venatoria i Nurresi, più la fionda, ricavata dalla palma nana, filata poi intrecciata, diveniva micidiale il lancio della pietra d’uno capace. La cacciagione era un incentivo necessario, per la sopravvivenza di tutti ugualmente, per cui a quell’utile e dilettevole gli si dava una funzione solenne. Il capo caccia predisponeva le poste nei presunti passaggi dei cervi e cinghiali , a sua volta il capo battitore, disponeva la muta dei cani  a vento favore alle poste e gli aiutanti forzava la direzione delle prede. 

Un gruppo dirigeva il vettovagliamento, la preparazione e la divisione dei capi abbattuti, poi distribuirli nel carniere del cacciatore partecipe e a volte, secondo il parere della compagnia, n’assegnavano  un numero di  capi interi, già selezionati agli ospiti d’onore. E d’ordine sezionare capi giovani abbattuti, per l’arrostita al pranzo della giornata.

Allora non esistevano caseggiati predisposti per tale circostanza, tutt’al più  in lungo e in largo nel territorio, gruppi di capanne per esigenze abitative delle famiglie, per cui un raduno di caccia in Nurra, quale posto migliore, una delle quali, l’oasi remota la Fonte della cascata: Lu Cantaru?

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 Ercole al ritorno spagnolo, vi dissetò la mandria dei buoi di Gerione,  al tempo dei tempi, qui vi significava una strada collegamento tra le due sponde opposte del mare, (Pischina Algaresa?xstrada) servita d’unicità dissetante detto Cantaru , nel vasto raggio dintorno, anche alle persone.

Quest’acqua primeggiava per il sapore, leggerazza e salubre, conciliante sete e assimilazione dei cibi, anche per l’infanzia, comunque allora priva “l’ambaradam d’alimentazione”, solo: ca campa campa ca mori mori, perciò l’uomo era attento, valutava le percezioni innate primitive, d’ogni fase evolutiva alla sopravvivenza: di questo oggi più nulla!

Oltre lu Cantaru, c’erano altre due Fonti perenni più piccole, anch’esse in lista tra le migliori, nel versante di lu Canistreddu, la “funtana Bantìni” di sapore e fragranza della prima. Seguendo Ovest, per la piana dell’Eremitu, poi “monte la Carazza”, versante “funtana di la Spàdula” d’acqua ferrosa. Oggi sarebbe messa al bando a priori, mentre invece si beveva eccome, bevuta anch’io per un periodo, sparito il sapore della ruggine iniziale, esaltava il gusto nel dissetare, man mano evolve l’appetito, smagliante su un viso color roseo, indice dello star bene.

La fontana spontanea è un dono della Natura, quando sgorga dal seno della terra, in penuria cronica di risorse idriche come La Nurra, pozzi nulla!

Ercole come placcava la sete in usuale amatorio? Causa arsura d’Asinara!

 Cantaru: Fons HerculisHerculis Insula: Asinara! si Stanno “a fagiolo”.

 

Centro Nurra, Monte Forte, nel versante opposto lu Canistreddu, sulla cima d’una roccia, zampilla una cascata d’acqua potabile salubre, fresca, brillante, tonica,  dissetane per  chiunque viandante ……  CANTARU.

Non è il Niagara, ma quanto un ampio pluvio, d’abbondanza adeguata all’arsura d’estate, dintorno al bosco ricostituito, dopo l’incendio del 1943 (riferito), alberi secolari bruciati, propizi a questa vena sorgiva d’acqua.

Nel marzo 2017, per ripristinare memoria, siedo il camioncino verde, via nella SP-18 – Sassari – Argentiera a pigliare l’uscita al Km. 24+500 a sx.

Un cartello indica Parco, d’inoltrarsi nella “Baddi di la Predda, su strada di penetrazione agraria, un’alzata d’occhio, affaccia una Megalitica Rocca squadrata in Blocco, più d’un palazzone, quasi la reggia di Versailles

Un raggio di sole accende un riflesso cinereo, cingendola in tutta la sua dimensione,  nel mezzo del verde a discendere, dalla cima della montagna sino alla vallata. (circa larga m. 400 - alta 45-60 metri circa). 

S’arriva alla base del “monumento”, nell’avvicinamento a sinistra, spacca in profondo la roccia, simile un kenion posa a strapiombo verticale, in cima un fila di torrioni forgiati dal vento salmastro, figuranti specie di fauna.   

Poi passaggi sotterranei, l’ingresso un androne ripido, camminato su tavoloni chiodati circa 5 metri, nel  percorso ascendente fissano funi corrimano, sino allo spiazzo che conduce all’ariosa Arcata, sotto la quale termina la Cascata, in una Fonte sterrata che non tracima.

  Si nota un vegetazione bassa  infestata di rovi e arbusti spinosi, d’insieme un rampicante stravaccato per terra, propenso ad allargarsi, ogni nodo un tentacolo di radici, avido d’umidità  improbabile un’idrovora, può darsi bevuta una sorgente “ferrosa”?!

Negli anni 1950- 60, la fonte “rugginosa” era lì, attigua al centro sorgivo come variegata alternativa, nel sapido gusto dell’acqua LU CANTARU …. Già dissetato pure Ercole … 

                                                           

NOTE:        Lu Cantaru proprietà di Lorenzo Deroma, Nurrese, derivata

dall’azienda “Punta Bianca”.

Ora l’amico non c’è più, restano la moglie Pina Deroma, le figlie e il figlio Agostino, conduttore della Fattoria.

I Ragazzi di Lu Cantaru:

Fortemente Ispirati alla Natura manifesta, Universo di tutte le Cose nella totalità dei Fenomeni e delle Forze -

 

* L’ Eremitu – Marzo 2017 *    di  Mario Dedòla * Agricoltore *   

  1. B.

A conclusione di lu Cantaru …….. 1 domanda senza risposta!   Diciamo Noi:        

Tirrenide = Icnhòs = Sardegna: ha greggi* ha triticum* ha pesca

Ha pane* formaggio* carciofi* ha lana* minerali* ha edilizia megalitica* 

(domus – nuraghi)*ha navi* ha i Shardana* (popoli del mare)*……..

……ma! …m! ... ma! … li mau mau .. Fenici… li Punici … i Romani:

è finita! Storici a schiera per racconti peculiari sulla Sardegna …. mai più!!!

                                           solo  Entità  Geografica !?!?                                                     (marzo 2017 – m. d.)

  1. S. Chiunque sappia fare meglio dica … purchè cooperi per questa Terra-Nurra dimenticata quasi da tutti!